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GameBoy, il walkman del videogame

Commercializzato per la prima volta in Giappone il 21 aprile 1989, il GameBoy si attesta come una delle pietre miliari della storia dei videogiochi. La Nintendo, importante e storico colosso nella produzione di videogames, entrò con forza nel mercato dei giochi portatili cambiando totalmente lo scenario di “gioco elettronico in movimento”.

Nell’arco di quasi venticinque anni ha mutato la propria forma e le proprie funzionalità, passando dal bianco e nero al colore, ad un formato più piccolo e portatile, aprendo la strada alle numerose console portatili che anche altre case produttrici hanno realizzato con il tempo, sino ad arrivare alle attuali Nintendo 3DS o Sony Playstation Vita.

La storia delle console portatili fonda le sue origini già negli anni Settanta con le produzioni della Mattel: questi primi giochi consistevano in un piccolo apparecchio con pulsanti di movimento e di azione integrati ed una grafica molto basilare. Solitamente i giochi di quegli anni offrivano la possibilità di spostare una macchinina o un giocatore di football attraverso un percorso ad ostacoli. Negli anni Ottanta la Nintendo inizia a produrre una serie di giochi elettronici disegnati da Gunpei Yokoi, storico designer di videogames: nacquero così i Game & Watch, dei piccoli dispositivi simili a calcolatrici che offrivano un doppio schermo LCD sul quale procedeva il movimento del protagonista. Ogni gioco prevedeva solitamente una doppia versione: la A, semplice, e la B più difficile e veloce.

I lettori più grandicelli ricorderanno senz’altro titoli come Donkey Kong o Super Mario Bros.

Lo storico Donkey Kong Jr. nella sua versione Game & Watch

Questi sistemi, nelle produzioni di Yokoi, offrivano anche funzioni integrate di orologio e sveglia (da qui il nome di Game & Watch), rendendolo un oggetto utile e facile da portare con sé: un intrattenimento nei momenti di attesa del bus o nei tempi “morti” della propria giornata.

Di fatto, così come il walkman aveva introdotto l’ascolto della musica in privato (con le cuffie) e in movimento, così anche i titoli Game & Watch inauguravano la possibilità di portare ovunque con sé un giochino con cui intrattenersi. È da ricordare, inoltre, come questi titoli erano praticamente “infiniti” in quanto il sistema di gioco ripeteva le stesse funzionalità accelerandone solo la velocità ad ogni livello superiore.

Anche altre case di videogames come la Sega e Atari hanno introdotto console di gioco più funzionali e a colori ma, causa anche una tecnologia di alimentazione non matura (le batterie ricaricabili non erano ancora molto diffuse), fu la Nintendo ad ottenere il primato delle vendite con il suo sistema monocromatico chiamato “Game Boy“. La console offriva per la prima volta la possibilità di inserire una “cartuccia” sul retro: ogni cartuccia era un gioco diverso. Il giocatore, quindi, poteva portare con sé diversi titoli e scegliere di volta in volta a quale gioco giocare. Il Game Boy presentava, inoltre, una freccia direzionale che consentiva al personaggio del gioco di muoversi nelle 4 direzioni, più altri due pulsanti di azione (A e B) e ulteriori due di sistema (Select e Start). Ancora una volta, traendo forse spunto dalla storia del walkman e prevedendo ulteriori sviluppi futuri, veniva venduto con un cavetto che consentiva di essere collegato ad un secondo Game Boy, consentendo così ai giocatori di sfidarsi sullo stesso titolo. Successivamente alcuni titoli offrirono anche la possibilità di salvare i progressi ottenuti nel gioco, evitando di dover ricominciare da capo ogni volta che si spegneva la console.

Il GameBoy e il fenomeno Tetris

Scrivere del GameBoy vuol dire portare alla memoria anche uno dei titoli più famosi della storia del videogame, quasi alla pari con Mario Bros. Il gioco più popolare, infatti, è stato Tetris, “la pioggia di mattoncini”. Il gioco vedeva far comparire sullo schermo una serie di mattoncini di forma differente, a caduta verticale: il giocatore doveva ruotarli e spostarli così da farli incastrare tra loro. Ogni volta che veniva completata una riga intera questa spariva. Se lo schermo si riempiva di mattoncini la partita terminava con la sconfitta del giocatore.
Tetris è divenuto un vero e proprio fenomeno culturale, riconosciuto in tutto il mondo anche dal solo ascolto della sua tradizionale “musichetta”: nell’era della creatività digitale, Guillaume Reymond ne ha realizzato anche una divertente versione “umana”.

Nel corso degli anni Novanta e ancor di più negli ultimi dieci anni, il progresso tecnologico ha portato allo sviluppo di console portatili sempre più ricche di funzionalità e con una grafica realistica. La stessa Nintendo, con la sua console 3DS (che, nell’aspetto, riprende i primi Game & Watch) ha introdotto la visualizzazione tridimensionale senza l’uso di appositi occhiali.

Ad un certo punto della sua storia temporale però, l’evoluzione delle console portatili si sovrappone con quella dello smartphone: un sistema sempre più multi-funzionale che offre all’utente non solo la possibilità di telefonare, mandare messaggi, email e navigare su internet, scattare foto e riprendere video, quanto anche scaricare giochi sottoforma di App.

Il telefonino rafforza ancora di più la sua posizione di medium convergente: uno strumento che l’individuo porta sempre con sé e con il quale è possibile gestire gran parte delle proprie attività quotidiane. Nel lavoro e nel tempo libero.

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