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Il Salone delle Meraviglie nella città del vecchio Re

E proprio durante le ultime settimane a conclusione di quest’anno scolastico mi sono concesso uno dei weekend più belli di questo periodo: con l’occasione graditissima di rivedere alcuni amici che vivono sparsi per la penisola, che per me sono praticamente paragonabili a quelli che l’uomo debba incontrare almeno una volta nella vita, ho partecipato al Salone Internazionale del Libro di Torino, forse la più bella iniziativa socio-culturale sul territorio italiano.

Giunto presso l’edificio di Lingotto Fiere la mattina dello scorso venerdì 17, dopo aver ansiosamente seguito la coda per comprare il biglietto di ingresso, mi immergo in compagnia dei miei compagni nel vociare caotico della moltitudine delle genti che popolavano il Salone e subito, sin dall’ingresso, sento l’emozione della cultura e della conoscenza.

All’ingresso mi munisco di mappa e guida agli eventi e subito inizio a spulciare le pagine per selezionare qualche conferenza a cui assistere in giornata.
Successivamente mi incammino per i diversi padiglioni alla scoperta delle innumerevoli editorie nostrane (al punto tale da pensare: “Ma com’è possibile che ce ne siano così tante?!) e con viso inebriato dopo la prima mezz’ora di passeggiata, mi intrufolo negli stands de La Feltrinelli e dell’Einaudi alla ricerca di testi da acquistare. Poi proseguo per l’Adelphi, la Newton Compton e così via, sino poi a giungere ad osservare le dimostrazioni culinarie dell’Eridania e di altri sponsor alimentari e ad assaggiare i rispettivi prodotti gastronomici.

Ciò che mi ha tenuto attonito è stato il fatto che, giustamente, sembrava che l’uomo fosse sommerso dalla carta e dai libri, di ogni genere, spessore e contenuto.

Interessanti, poi, si sono dimostrati i dibattiti a cui ho assistito assieme ai miei amici: nella giornata di venerdì, Luciano Canfora ha esposto varie volte la sua preparazione, ma ciò che mi ha colpito è stata la sua Lectio Magistralis sul tema “Perché i classici ci riguardano” in occasione della pubblicizzazione di un libro scritto a quattro mani (“Disegnare il futuro con intelligenza antica”, 2013, Il Mulino).

La conferenza ha spaziato dalla problematica della traduzione alla decisione di indirizzarsi verso la scelta dei corsi di laurea nel campo classico, passando attraverso la chiave ermeneutica alla visione della realtà a noi scrutabile e attraverso il problema della gerarchizzazione delle fonti che riguarda una risoluzione parzialmente profilata dalla filologia.

Canfora ha giustamente detto che “i giovani si chiedono cos’è che facciano dopo la laurea in latino/greco”, e si è dato da solo la risposta sostenendo che la Cina, al giorno d’oggi, è in cerca di classicisti in grado di tradurre e analizzare quello che era il diritto romano, in fase di sostituzione al Common Law di impianto statunitense almeno per quanto riguarda il paese della muraglia.

970640_10201023655343726_869706608_nIl giorno successivo, sempre in compagnia degli amici, ho assistito al reading della nuova antologia Scrivoanchio2013, quella contenente gli elaborati dei nuovi finalisti del concorso già citato in un mio precedente post. Questa manifestazione, all’insegna della cultura e a sostegno della lotta contro le mafie profilata secondo i canoni della memoria delle vittime dalla malavita, si è tenuta all’interno di una bellissima residenza che un tempo abitata dai reali sabaudi e francesi: Palazzo Cisterna, giusto a pochi passi da Via Roma.

Nel pomeriggio ho preferito passeggiare, nonostante il pessimo clima, per la bellissima Torino alla ricerca delle bellezze più note; prima fra queste il Museo di storia naturale, colmo di minerali, animali imbalsamati, dotato di una sezione dedicata a Darwin e all’evoluzionismo, un’altra dedita alla genetica mendeliana e ancora una indirizzata al Madagascar.

Il Museo è davvero altamente interattivo e stimolante sotto il profilo della crescita culturale e più o meno utile anche ai fini della stesura prossima della mia tesina per la maturità.

Giunti alla domenica, ho trascorso l’intera giornata al Salone, a partire dall’incontro con Massimo Gramellini nell’auditorium della fiera. L’autore ha fieramente trattato la presentazione del suo più famoso libro (“Fai Bei Sogni”, 2012, Loganesi) alternando momenti di reading, sostenuti dai due improvvisati presentatori, ad attimi di intensa spiegazione ed excursus della propria vita personale e delle vicende care a quella famiglia in particolare.

Gramellini ha lanciato anche alcune invettive in senso critico e/o umoristico sui torinesi (della serie: “i torinesi urlano piano!”), rendendo il tutto davvero piacevole, divertente e degno di esser vissuto.

969874_545916682125266_1119037808_nSubito dopo l’incontro con Gramellini, nella sezione della Regione Puglia ho condotto la presentazione della nuova antologia Scrivoanchio2013, insieme ai vecchi e nuovi partecipanti, allo scopo di pubblicizzare l’iniziativa che devolve interamente i proventi ottenuti dai libri all’associazione di Don Aniello Manganiello, prete anti-Scampia, a sostegno della piaga che affligge Napoli più che ogni altra città italiana.

Il Salone del Libro ha lasciato dentro di me una impronta che non andrà più via e che, anzi, andrà rivisitata nuovamente ogni anno, andrà vissuta ogniqualvolta, sempre in compagnia di quelle persone speciali che rendono il tempo più bello e gradevole all’insegna della scrittura, della lettura e della cultura.

Ricordo che un mattino di quelli torinesi, lessi su La Stampa tra le mani del mio vicino sulla metropolitana: “In fila per un concerto? no, in fila per i libri!” e dunque capì che Torino doveva essere una città speciale, una di quelle città che con l’architettura e col profumo della carta lascia il segno nel tuo cuore, uno di quei posti in cui magari le persone son diverse, uno si quei posti in cui si legge più che in tutto lo stivale!

Tra di voi vi sono altri che, come come, hanno avuto entusiasmanti esperienze al Salone del Libro? Raccontate!

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