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Libri elettronici e digitali: ne discutiamo con Gianluigi Cogo

Gianluigi Cogo

Si occupa di diffusione delle strategie ICT, innovazione tecnologica e diffusione della cultura digitale. Da anni facilita i processi che sfruttano le nuove tecnologie e diffonde cultura digitale nella P.A. In Rete dai primi anni ’90 ha fondato il primo network dei comuni della Provincia di Venezia “Polo Est” e uno dei primi social network italiani: “Networkingitalia.it”. Docente di Social Media all’Università di Venezia Ca’ Foscari; si occupa di eGovernment presso la Regione Veneto dove, nell’ambito del progetto Community Network, ha creato la prima rete intranet basata su workspace e su dinamiche 2.0. Ha sviluppato, insieme ad altri colleghi di diverse regioni italiane, Ritef, la “rete delle regioni per l’e-learning”.

Da anni si parla di “libri elettronici”, evidenziandone di volta in volta le positività (il risparmio di carta, sono più economici, sono portabili) e le negatività legate alla malinconia o all’usabilità (l’amore per la sensazione tattile ed olfattiva della lettura su carta, la difficoltà di lettura). Di certo oggi sono una realtà, l’unica in crescita nel settore dell’editoria (come ricordano i recenti dati del Sole 24 ore). Su questo tema abbiamo deciso di consultare il punto di vista dell’esperto Gianluigi Cogo.

[D] Libri elettronici e biblioteche digitali cambiano il modo di trasmettere il sapere sul piano formativo come potranno incidere anche nel modo di apprendere?

[R] Il modo di apprendere è già cambiato da diversi anni e il web è già un complemento imprescindibile per l’apprendimento. Piuttosto bisognerà affrontare un nuovo paradigma che, a breve, avrà il digitale come fulcro dell’apprendimento (strumenti e luoghi saranno entrambi digitali) e la figura dell’educatore/formatore che, inevitabilmente, verrà ridimensionata rischiando anche di essere emarginata.
Il flusso tradizionale della trasmissione del sapere da chi ha più esperienza a chi ne ha meno, rischia di diventare obsoleto perché le nuove dinamiche indotte dal digitale tenderanno a favorire un flusso paritetico basato sullo scambio paritario a prescindere dall’esperienza e dalla quantità.

[D] Quale esperto di nuovi media digitali ed e-book, quali sono le potenzialità del libro elettronico come strumento didattico?

[R] L’ebook non va visto come uno strumento passivo, bensì come un prodotto della collaborazione e dell’interazione fra studente e docente. Non è tanto il risultato finale che mi sta a cuore, ma il modo con cui si produce il risultato finale.
Oggi i sistemi di ‘authoring’ permettono di usare: story board, sistemi di test e correzione, prompt, help in linea e 1000 altre potenzialità che mettono il sistema autore digitale al centro della produzione collaborativa.
Diversamente dai sistemi autore via web, quelli via tablet uniscono in un solo oggetto produttività, verifica, gaming e consumo della risorsa, con un unica interfaccia e un’esperienza utente univoca e semplificata.

[D] Come è cambiato il mondo della Formazione nell’era del web 2.0?

[R] Gli strumenti hanno intercettato i bisogni di descolarizzazione e destrutturazione che già si erano manifestati con il web di prima generazione e l’elearning più tradizionale basato principalmente su Learning Objects. Oggi si opera per building blocks, ovvero si tende a far parte di un grande mash-up che ha come fonte i social media e la conoscenza sparsa nei mille rivoli degli stessi.
Il vantaggio del 2.0 sta nell’esperienza utente che non richiede approcci diversi fra il momento ludico, educativo, formativo, professionale e consumer. Gli strumenti son sempre gli stessi, ovvero i Social Media e non è richiesto un sforzo di change management. E questo è un cambiamento epocale. Stessa piattaforma, stessi strumenti.

[D] In un momento di costante evoluzione delle modalità di apprendimento e di circolazione dei contenuti scientifici quale dovrebbe essere il percorso formativo auspicabile per un giovane?

[R] Qui ci son due linee di pensiero: iperspecializzazione e multidisciplinarietà. Io credo che entrambe le filosofie abbiano oggi un denominatore comune, ovvero il team.
È impensabile imparare da soli perché oggi c’è maggior accesso alla conoscenza. È fondamentale costruire dei team dove ogni specializzazione porti benefici a una base consolidata di approccio multidisciplinare.
Tutti gli studenti devono saper usare strumenti e servizi digitali ma il grande cambiamento sta nell’indirizzare le loro potenzialità dentro un concetto di project work che rappresenta la sintesi dell’apprendimento generalista e l’analisi delle specializazioni di ognuno.

[D] Nell’attuale contesto di crisi economica europea in che modo la scelta del percorso formativo incide sull’ingresso nel mondo del lavoro?

[R] Credo che la crisi aiuti a mettere a nudo alcuni falsi miti. Oggi non è più vero che ci sono delle professioni a cui non si può fare a meno, piuttosto bisogna pensare a più professioni, diverse una dall’altra, nel corso della vita. Questo riprende un po’ la risposta di prima, ovvero ogni facoltà dovrebbe prevedere dei percorsi multidisciplinari comuni che permettano ad ogni studente di affrontare le professioni con un bagaglio di ‘destrezza’ digitale che è richiesta ovunque.

[D] “Internet è uno strumento, sono gli utenti che decidono come utilizzarlo”: progetti come YouLaurea nascono all’insegna della condivisione e della circolazione libera di informazioni, fondamentale per orientarsi e per produrre contenuti, cosa ne pensi?

[R] C’è poco da pensare, sono assolutamente convinto che questa è l’unica strada percorribile.

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