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I giovani e lo studio dell’economia: intervista ad Alberto Quadrio Curzio

Alberto Quadrio Curzio

Presidente Classe di Scienze Morali, Storiche e Filologiche e Vice Presidente Accademia Nazionale dei Lincei. Presidente Comitato Scientifico Centro di Ricerche in Analisi Economica e Sviluppo Economico Internazionale (CRANEC), Università Cattolica del S. Cuore di Milano. È stato Preside della Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Bologna e della Università Cattolica di Milano; Presidente della Società Italiana degli Economisti. Direttore e co-fondatore della rivista di teoria ed analisi “Economia Politica. Journal of Analytical and Institutional Economics“. Nominato Distinguished Academic Visitor al Queens’ College di Cambridge e Visiting Research Fellow al Centre for financial analysis & Policy della Judge Business School (2010-2011). 13 premi scientifici e la medaglia d’oro dal Presidente della Repubblica per i benemeriti della Scienza e della Cultura.

[D] Professore Quadrio Curzio, cosa suggerirebbe ai giovani a favore delle discipline economiche per una scelta adeguatamente meditata del percorso di studio?

[R]È chiaro che per un giovane che conclude la scuola secondaria superiore e che intenda proseguire i suoi studi, la scelta è un problema difficile e molto serio che determinerà la sua vita professionale. Per quanto riguarda l’economia,molto spesso il giovane, laddove abbia un’inclinazione per i problemi economici, è costretto a iniziare il suo percorso senza conoscere la materia o almeno la sua propedeutica, perché non viene insegnata normalmente nei licei, ma solo in qualche istituto superiore tecnico. Per avvicinarsi alla disciplina consiglierei innanzitutto di leggere periodicamente le informazioni economiche e ricercare i termini specifici, sfruttando le potenzialità di Internet, ma anche i glossari, così lo studente può cominciare a vivere nella quotidianità la fenomenologia economica.
Un secondo suggerimento basilare, poi, è quello di cercare di seguire qualche lezione universitaria anche prima di iscriversi al proprio corso (si vedano anche le lezioni di economia disponibili su Federica Web Learning – ndr)  o anche conferenze che trattino di argomenti economici, possibilmente in forma di dibattito, dove grazie agli aspetti più interattivi, l’apprendimento è facilitato.

[D] E ai giovani che sono già orientati verso un indirizzo economico?

[R] Tra i tanti giovani che ho incontrato negli anni, quelli che sono già orientati verso le discipline economiche mi pongono sempre due quesiti, il primo riguarda la possibilità degli sbocchi professionali, il secondo quanto in economia l’utilizzo dei cosiddetti metodi quantitativi sia incalzante. La mia risposta è molto semplice, oggi in quasi tutti i campi delle professioni la capacità di usare il calcolo è fondamentale, in economia certamente si richiede un po’ di più, ma non così tanto come per le discipline scientifiche, piuttosto per l’economia conta molto la conoscenza della scienza giuridica, perché come è ovvio, le leggi hanno un enorme influenza sui fenomeni economici. Lo studente che sceglie un percorso universitario di Economia, deve avere, quindi, la consapevolezza che il calcolo serve ma la combinazione più importante per svolgere una delle professioni plausibili è quella tra scienza giuridica e scienza economica.

[D] Quindi le due parole chiave sono diritto ed economia?

[R] Sì. L’effetto delle norme sui fenomeni economici è enorme, attualmente poi lo studio non riguarda più solo la normativa nazionale ma anche quella europea, è difficile poter affrontare una professione di quelle ordinarie in campo economico (per non parlare dei ricercatori per i quali gli studi sono più settoriali) senza avere una buona preparazione in termini di scienze giuridiche. Poi se si pensa di volere enfatizzare il proprio studio maggiormente sul diritto sarà preferibile scegliere un percorso giuridico, ma sempre sará necessario studiare un po’ di economia e viceversa.

[D] Una preoccupazione concreta degli studenti rispetto alla scelta universitaria è determinata dagli sbocchi professionali. Quale dovrebbe essere il ruolo delle università e delle aziende per sostenere i neolaureati?

[R] Ritengo che in entrambi gli ambiti, università e imprese, siano essenziali tre caratteristiche che riassumo nel paradigma delle “3c”: convinzioni, conoscenze e competenze. Le convinzioni portano a “guardare alto”, le conoscenze a “guardare lontano” nel tempo, all’indietro e in avanti, le competenze a “scegliere gli strumenti”. È necessario evitare che il corso universitario si risolva in un «esamificio» o in un buon liceo. Le imprese, nonostante le difficoltà di questo periodo, dovrebbero fare di tutto per offrire una mansione e una retribuzione quantomeno dignitose, ma spesso l’eccessiva pressione fiscale sul lavoro non lascia margini di manovra. Pertanto, mi auguro che le politiche a favore dei giovani acquistino maggiore importanza nell’ambito delle priorità politiche e soprattutto che si traducano in pratica con urgenza e concretezza.