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Aldo Moro: una vita per lo Stato

In occasione del 35° anniversario dalla data del rapimento di Aldo Moro, il 16 marzo 1978, riflettiamo con Lucia Valenzi, docente di Storia Contemporanea dell’Università degli Studi Federico II, sulla figura dello statista. Rapito dalle Brigate Rosse in via Fani, a Roma, Moro stava recandosi alla Camera per il dibattito sulla fiducia al quarto governo Andreotti, il primo con il sostegno del PCI. I cinque uomini della scorta che lo accompagnavano furono assassinati durante l’agguato.
Il suo sequestro durerà 55 giorni e si concluderà con il tragico ritrovamento del suo corpo il 9 maggio dello stesso anno nalle Renault R4 rossa in via Caetani.


[D] Professoressa Valenzi può dirci qualcosa sull’importanza della figura politica di Aldo Moro?

[R] Il ruolo di Moro come dirigente politico della Democrazia Cristiana fu decisivo per la svolta realizzata negli anni Sessanta con i governi di centrosinistra. L’Italia era al culmine del miracolo economico ed era sempre meno una società contadina e tradizionale, cominciava ormai ad aprirsi a nuovi modi di vivere. Se Amintore Fanfani era stato il primo presidente del consiglio di un governo con la partecipazione (all’epoca solo un’astensione) del partito socialista, fu proprio Moro che diede alla svolta una direzione definitiva.

[D] Qual è il significato di quella scelta politica?

[R] La DC aveva creato un sistema di potere capace di adattarsi alle nuove realtà pur conservando il suo solido legame con la tradizione cattolica. La cultura politica democristiana riusciva tenere legate a sè le grandi masse, ma aveva anche un linguaggio più “interno” che dialogava con le altre forze politiche, in grado di ragionare anche con il Partito Comunista Italiano. Nello sforzo di isolarlo si offre al Partito Socialista Italiano di Pietro Nenni di entrare nel governo.

[D] Quali erano i rapporti tra DC e PCI?

[R] Le due grandi forze politiche si fronteggiavano, si combattevano, ma in fin dei conti non erano in grado di agire indipendentemente l’una dall’altra. La DC dal governo non poteva far passare nessun provvedimento al quale il PCI fosse realmente ostile, il PCI dall’opposizione era costretto a lasciar passare alcune scelte del governo. Una pratica che per un certo periodo è stata criticata come “consociativismo”, ma che ora qualcuno rivaluta rispetto alla contrapposizione pregiudiziale che caratterizza gli schieramenti politici attuali.

Prima pagina Repubblica, edizione speciale, 16 marzo 1978

Prima pagina La Repubblica, edizione speciale, 16 marzo 1978

[D] Aldo Moro fu protagonista anche del dialogo col PCI?

[R] Il linguaggio politico di Moro era a volte un po’ difficile da decifrare. Famosa la sua espressione paradossale “convergenze parallele” che nella sua contraddizione esprimeva la complicazione del processo di avvicinamento, di apertura alle forze della sinistra.
Il giorno del suo rapimento, quindici anni dopo, è anche il giorno in cui per la prima volta i comunisti si astengono dal votare contro il governo Andreotti, in linea con il dialogo aperto tra Moro e Enrico Berlinguer. Tanto che si è visto nel rapimento stesso la volontà di impedire il “compromesso storico”. Non a caso il corpo di Moro è stato messo nella Renault R4 in via Caetani a metà strada, nel centro di Roma, tra le sedi della DC e del PCI.

[D] Come valutano gli storici l'”affaire Moro”? Chi ha voluto l’uccisione di Moro? Quali sono state le conseguenze?

Berlinguer e Moro

Berlinguer e Moro

[R] Il delitto Moro è un evento, come dicono gli storici, “periodizzante”, segna una separazione netta tra prima e dopo, inoltre ci sono almeno due polemiche ancora oggi irrisolte. Una questione riguarda l’interpretazione su chi siano stati i reali protagonisti della vicenda ovvero se le Brigate Rosse abbiano agito da soli o diretti da altri, magari inconsapevolmente, cioè siano stati parte di un piano più ampio. Prove precise del complotto non se ne sono mai trovate.
In ogni caso con il delitto Moro le Brigate Rosse, anche se compiranno altri omicidi negli anni successivi, concludono la loro stagione e saranno presto sconfitte, minate dalle testimonianze dei pentiti.
Un’altra polemica è stata molto forte anche all’epoca dei fatti: se sia stato giusto o no rifiutare di trattare con i rapitori. La DC, diretta allora dagli uomini politici più vicini e più amici dello stesso Moro (ad esempio Zaccagnini), sceglie d’accordo col PCI di non trattare, mentre il PSI di Bettino Craxi, espressione di una nuova mentalità sempre meno ideologica e più pragmatica, tenta anche degli approcci con i terroristi in carcere. Prevale la linea contro la trattativa. Ma anche per lo choc, il trauma profondo che vive l’Italia in quei 55 giorni dal rapimento all’omicidio, da allora in poi è inarrestabile il crollo delle ideologie.

[D] Volendo attualizzare, possiamo dire che la fine delle ideologie segna anche la nostra epoca?

[R] Sì, anche un processo potremmo dire di “antipolitica” o almeno “antipartiti” era già presente in quei giorni: umori popolari, vissuti anche dalla famiglia Moro, accusavano del delitto gli stessi colleghi di partito e intellettuali scrivevano “né con lo Stato né con le BR”.
Direi che Aldo Moro, che era stato lo statista della fase del benessere e dell’apertura democratica, finisce la sua vita come vittima sacrificale nel momento della crisi e del terrorismo.

http://www.youtube.com/watch?v=a5E-00Z2Hzc

Commenti (2)

  1. ugo maria tassinari 15 marzo 2013, 22:51

    Il ragionamento della professoressa Valenzi è ampiamente condivisibile anche se c'è un particolare inesatto da precisare. In realtà già dall'estate 76 il governo Andreotti va avanti grazie all'astensione del Pci e proprio il 16 marzo andava alle Camere per un rinnovamento connesso all'ampliamento della maggioranza. Proprio le manovre democristiane dell'ultima ora (erano grandi tattici) con una composizione deludente della compagine avevano aperto crepe nella convinzione del Pci a sostenere il nuovo governo. Ovviamente il colpo al cuore dello Stato del sequestro di Aldo Moro ebbe dal Pci e da Berlinguer l'unica risposta possibile, cioè l'immediata fiducia per rendere immediatamente operativo il governo senza condizionamenti o limiti ...

  2. Ettore Combattente 16 marzo 2013, 22:49

    Cara Lucia , complimenti per avere avuto la sensibilità di commemorare Aldo Moro nella ricorrenza dei 35 anni dal rapimento e poi dell'uccisione. Ma ti poni il problema del comportamento di Enrico Berlinguer? Noi pensavamo ad un'alternativa al monopolio della DC sulla base dell'unita della sinistra.. L'unità con i socialisti poteva essere l'occasione di entrare nell' Internazionale socialista e allontanarsi gradualmente del comunismo e dall'URSS. Ma Berlinguer pensava al comunismo e non alla socialdemocrazia., Pensò in occasione del golpe cileno l'incontro tra i comunisti e i cattolici, salvaguardando gli ideali comuni della solidarietà e del riformismo sociale. Trova in Aldo Moro un interlocutore prestigioso. Anche Moro partiva dalla crisi del centro sinistra e e della democrazia inficiata dall'esclusione della classe operaia e dai giovani. Pensava un inizio di collaborazione tra IL PCI e La DC in una fase a livello locale e nel parlamento dove si affrontava un solidarietà Nazionale. .Al rapimento di Moro , Moro aveva preparato il terreno del governo Andreotti con una forma di sostegno al governo del PCI. L'astensione che aprì ì una fase nuova di solidarietà Nazionale. Le BR rapiscono Moro. Il PCI decide la non trattativa, e convinse Zaccagnini di prendere la stessa decisione. Il motivo il Prestigio dello Stato e il rispetto degli agenti morti.. Le BR uccidono Moro e lo fanno trovare tra Botteghe Oscure e piazza del Gesù. Quasi ad indicare i responsabili dell'eccidio. Cosa fa Berlinguer all'indomani dell' assassinio di Moro ? Pone fine alla solidarietà Nazionale e tornò a ripetere la condizione trentennale di opposizione. Ma mi domando .hanno fatto morire Moro per senza niente! Non doveva insistere con Zaccagnini di portare avanti il disegno di Moro:di rafforxzare la democrazia? Denunciare le responsabilità dei servizi segreti, delle strutture deviate dello stato italiano e dell'interesse oggettivo di USA e URSS di fare fallire il compromesso storico?Fino al punto di sganciarsi dall'URSS non lo srappino, cambiando nome al partito? Lui scelse l'ignavia.

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