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Stazioni e ferrovie verso il futuro

Oggi è il centenario dell’apertura della Stazione Ferroviaria più grande del mondo, quella di New York, la Grand Central Terminal (GCT). A New York è una vera e propria istituzione, non solo per il suo bellissimo orologio in opale, o per i famosi ristoranti e i negozi al suo interno. Il GCT è parte dell’orgoglio americano, tanto che dopo l’attentato delle Twin Towers fu apposta un’enorme bandiera americana. La stazione è luogo di arrivi e partenze, ma anche di baci nella celebre Biltmore Room, di passaggi segreti e di sussurri (la famosa Whispering Gallery).
Tuttavia, la GCT non è la stazione più moderna del mondo: nella Stazione Centrale di Stoccolma è stato studiato un sistema per immagazzinare il calore generato dall’alto volume di passeggeri (163.900 persone transitano qui ogni giorno) viene depurato e stivato e viene riutilizzato. Questo progetto di termoconversione rende la stazione di Stoccolma la stazione più avanguardia al mondo. E in Italia?


La situazione delle stazioni italiane è diversa: per molto tempo non hanno avuto all’interno servizi e negozi come all’estero, ma da alcuni anni la tendenza si è invertita, anche perché i gestori dei mezzi di trasporto sulla rete ferroviaria sono diventati due: Trenitalia e Italo. Le stazioni più importanti per estensione e traffico dei passeggeri sono gestite da una società apposita, Grandi Stazioni. Tra le stazioni maggiori, le prime sono: Roma Termini, Milano Centrale, Torino, Bologna, Firenze, Napoli, Venezia e Genova. Nonostante non sia ai primi posti, quella di Napoli è stata la prima stazione ferroviaria d’Italia, lungo la ferrovia Portici-Napoli, che fu anche la prima linea ferroviaria costruita in Italia. Inaugurata il 3 ottobre 1839 la ferrovia era a doppio binario ed aveva la lunghezza complessiva di 7,25 chilometri. Attualmente, dove ci fu quella prima stazione c’è l’unico Museo Ferroviario nazionale, quello di Pietrarsa. L’Italia ha anche altri primati connessi alle linee ferroviarie: non solo la prima linea ferroviaria italiana è stata anche la prima linea europea, ma anche la linea dell’alta velocità ha debuttato in Italia: il primo binario ad alta velocità europeo fu inaugurato proprio in Italia, tra Firenze e Roma nel 1978 (14 anni dopo quello Tokio-Osaka). In tema di alta velocità, alcuni mesi fa la CNN ha realizzato un’infografica che evidenzia le differenze tra i vari stati e che mostra il numero totale dei passeggeri e dei kilometri; per entrambi i numeri la Francia risulta prima.

Le Ferrovie Italiane non pensano solo a valorizzare lo storico passato ma a dibattere sui progressi del futuro: nel 2014 è prevista un’esposizione internazionale, Expoferroviaria, in cui si valuteranno le nuove tecnologie, sia ferroviarie che in tema di stazioni. Si parlerà, ovviamente, anche della tanto dibattuta Tav: la linea ad alta velocità che in Italia ha portato ad una serie di polemiche. La Tav è un’opera di portata internazionale, inserita nel Corridoio 5 della rete TEN-T che va dalla penisola iberica passando per il sud della Francia e per la pianura padana, fino alla Slovenia, Ungheria e Ucraina, ha la finalità di unire il continente lungo la direttrice est-ovest e rilanciare il treno come mezzo di mobilità sostenibile. La Stuttgard 21, nuova stazione ferroviaria sotterranea nel capoluogo del Baden- Wurttenberg, dovrebbe facilitare il transito dei treni ad alta velocità sulla linea Parigi-Bratislava, che attraversa Strasburgo, Stoccarda, Vienna, per migliorare il servizio ai cittadini e dotare la città di un’infrastruttura funzionale e innovativa. L’alta velocità è una sfida tecnologica, oltre che sociale e politica: per questo numerosi ricercatori hanno svolto ricerche sul tema; molte di esse sono raccolte dal TEMA, Journal of Land Use, Mobility and Environment, dell’Università Federico II.

Ma la ricerca italiana va oltre la TAV: l’Italia è all’avanguardia nel settore dei convogli a levitazione magnetica (Maglev) grazie al progetto denominato UAQ4, creato e testato dall’Università dell’Aquila. I ricercatori dell’Università, coordinati dai professori Giovanni Lanzara e Gino D’Ovidio, hanno creato un treno a levitazione magnetica ad impatto zero, che non produce né vibrazioni né rumori. Un treno simile può raggiungere la velocità di 600 chilometri l’ora e, rispetto ad un TAV tradizionali, può risparmiare 7mila tonnellate di carburante ogni anno. Per la realizzazione di questi prototipi, protetta da brevetti che certificano la paternità “made in Italy” delle ricerche, occorrono ancora dei partner industriali, probabilmente stranieri, che potranno incrementare le risorse economiche e mettere in produzione questi gioielli del progresso scientifico e tecnologico.

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